L’indebitamento ai tempi del COVID-19

“Il bilancio deve essere equilibrato; il tesoro ripianato; il debito pubblico ridotto; l’arroganza della burocrazia moderata e controllata; e l’assistenza alle nazioni estere tagliata, per far sì che Roma non vada in bancarotta.” Cicerone

Nonostante il Covid -19 non venga considerata tra le peggiori pandemie della Storia è fuori di ogni dubbio che questa , per la sua contemporanea rapidità di diffusione nel mondo, stia colpendo simultaneamente sfere altrettanto importanti della vita individuale, quali l’economia e l’istruzione.

Il suo diffondersi in Italia è coinciso con i segnali di rallentamento con i quali la nostra economia si stava già misurando, sebbene le condizioni complessive del sistema produttivo e finanziario, nonostante il ritardo rispetto alle principali economie eurpee, fossero più solide rispetto al passato.

Le misure più adeguate per fronteggiare efficacemente questo shock esogeno ed asimmetrico, sono state al centro del confronto tra Paesi dell’UE, all’interno del Paese, tra Stato e Regioni e tra settori di attività. Ferma la necessità di una risposta coordianta europea, i vari governi hano messo a punto misure tese a sanare le vulnerabilità preesistenti e a rilanciare una crescita sostenibile nel lungo periodo.

Circoscrivendo il ragionamento solo al nostro Paese, i provvedimenti di contenimento del contagio, unitario nella prima ondata e differenziato per Regione nella seconda, hanno generato impatti rilevanti sull’attività economica nazionale traducendosi, gioco forza, nell’interruzione delle attività dei settori produttivi non essenziali, nel deterioramento delle relazioni intersettoriali, nel calo del reddito disponibile, dei consumi, delle famiglie e della fiducia, infine nell’aumento dell’incertezza.

L’impatto delle misure prese, sebbene efficaci dal punto di vista sanitario, non è stato di pari misura per ogni settore interessato, per alcuni del terziario e per il manifatturiero è stato molto severo. Gli effetti hanno evidenziato criticità territoriali, infrastrutturali , produttive, organizzative e dimensionali.

La diffusione dell’epidemia tra i diversi paesi la successiva ondata di contagio, sfalsata di qualche settimana, ma anche la previsione di future recrudescenze, inciderà negativamente sulla ripresa a livello globale ed in maniera severa a livello domestico, in considerazione del pubblico fardello.

Per quanto detto, le prospettive future per l’economia italiana appaiono incerte, ancor di più, in costanza di fenomeno ed in attea del vaccino e della sua diffusione.

I rischi rimangono tuttavia prevalentemente orientati al ribasso anche per il 2021.

Forti preoccupazioni permangono anche per i maggiori squilibri di finanza pubblica, che minano la sostenibilità nel medio-lungo periodo del nostro debito sovrano.

Il deterioramento del tessuto economico-finanziario di famiglie e imprese , in assenza di adeguate misure pubbliche di sostegno, verrà evidenziato dalla crescita delle insolvenze e dall’innesco di un circolo vizioso di trasmissione degli effetti della crisi attraverso i canali ‘reali’ (calo della domanda interna) e finanziari (razionamento del credito).

Le ipotesi di partenza: territoriali, settoriali ed aziendale, l’impatto delle misure restrittive, la discriminazione della presunta incapacità di arresto del contagio, contribuiranno non poco a ritardare il recupero di quanto perso.

Fatta questa doverosa premessa circa l’attuale contesto economica causato dalla pandemia, voglio affrontare insieme a voi le ragioni di un’impresa che ricorre al capitale di terzi e trattare i rischi legati agli indebitamenti aggiuntivi in presenza di una riduzione della crescita.

Le ragioni per cui si ricorre al capitale di terzi sono due #investimento e #gestione. È evidente la consapevolezza, per l’imprenditore ovvero il management, che il ricorso a tali capitali significa sottoscrivere nuovi debiti incidenti sia sull’equilibrio fonti/impieghi, ma anche all’interno del conto economico con l’incidenza degli interessi passivi.

Gli effetti di un nuovo debito sull’economia della gestione dell’impresa possono sortire sia effetti negativi che positivi

L’incremento di mezzi di terzi altera l’equilibrio tra impieghi e fonti di finanziamento peggiorando il margine di struttura primario, ma incide sia sul rapporto Capitale proprio/Capitale di terzi denominato Indice di Autonomia finanziaria che sull’incidenza della redditività, in considerazione dell’ovvio fatto che gli interessi passivi peggiorano il risultato della gestione finanziaria e quindi il risultato di esercizio.

L’incremento dell’indebitamento può sortire, al contrario, anche effetti positivi. A date condizioni. Lo squilibrio patrimoniale non potrà essere l’indicatore discriminante per decidere sull’opportunità, finanziaria ed economica dell’indebitamento. Tralascio qui la comparazione con aziende in ottimale e perfetto equilibrio patrimoniale Pertanto pur in presenza di uno squilibrio patrimoniale, il leverage deve essere confrontato con gli altri indici che, a date condizione, potrebbero mostrare un effetto benefico sulla redditività. Il leverage, misurando il livello di indebitamento, agisce da leva finanziaria sul ROE (Return On Equity), che misura la redditività. L’ effetto positivo agisce fino a quando il ROI (Return On Investment) è maggiore del ROD (Return on Debt). In caso contrario ciò che verrebbe misurato sarà l’effetto negativo sulla redditività, in sintesi una contrazione della redditività..

Riassumendo: l’aumento dei debiti fa aumentare la redditività del capitale proprio. Questo effetto leva agisce positivamente sull’economia della gestione dell’impresa ma fino ad un certo punto, cioè fino a quando il ROI è maggiore del ROD, ovvero fino a quando la redditività del capitale investito in azienda è maggiore del costo del capitale di terzi.

In considerazione della ovvia contrazione dei fatturati a causa della pandemia, il Governo, come evidenziato, ha sostenuto e sta sostenendo le imprese a più riprese con forme di ristoro a fondo perduto ma anche con interventi che hanno agevolato l’accesso al credito, e con crediti di imposta, Misure adottate al fine di fronteggiare la crisi di liquidità. Tralasciando in questa sede sia gli interventi a fondo perduto che il credito di imposta, un’attenzione aziendalistica merita l’accesso facilitato al credito che genera un incremento dell’indebitamento per la maggior parte delle imprese.

I rischi di questo indebitamento aggiuntivo di medio periodo, volto unicamente alla salvaguardia della continuazione dell’attività, ovvero finanziare il circolante, in costanza di incertezza economica determinata dai tempi della ripresa, potrebbe originare delle difficolta alle stesse imprese quando dovranno iniziare a rimborsare il capitale

“Il deficit di spesa è semplicemente un sistema per la confisca nascosta delle ricchezze. L’oro ostacola questo insidioso processo. Si pone a protezione dei diritti di proprietà. Alan Greenspan

Il tema del giusto livello di indebitamento è stato in questa fase, giocoforza, per un attimo ridimensionato dal management dovendo scegliere se attraversare questo periodo o cristallizzare la propria situazione sebbene ciò comporti altre considerazioni di tipo affettive, di responsabilità verso i propri collaboratori, di immagine, di tradizione e storia, di valore del marchio, etc. etc

Fare affidamento sul l’effetto leva, che si basa sull’irrealistica assunzione della costanza (o crescita) del ROI, anche per un’impresa in crescita fino alla vigilia del pandemia, per giustificare tecnicamente la crescita dell’indebitamento, è una strada che nasconde seri pericoli.Non essendo predittiva sugli effetti benefici dell’investimento, in costanza di incertezza economica, per valutare la sostenibilità della rata di finanziamento, dovranno essere effettuate calcolando il Debt Serviice Cover Ratio, utilizzando diverse previsioni caratterizzate da un ventaglio di scenari sulla stima de i flussi di cassa prospettici, dal peggiore al migliore,.

Posto l’assunto che Il incremento del livello di indebitamento, oltre una certa soglia e in fase di contrazione del ROI, determina un maggior rischio finanziario, l’incapacità di produrre cassa sufficiente a sostenere l’impegno finanziario connesso alla restituzione dei capitali ottenuti a prestito nel periodo contrattualmente previsto, evidenzia il rischio dei “finanziamenti COVID”.

Tale evidenza è supportata anche dal fatto che .l’utilizzo dei finanziamenti per effettuare investimenti pone le basi per incrementare la capacità di produrre flussi di cassa, in costanza o crescita di ROI; l’utilizzo di nuovo debito per la gestione del circolante (es. pagamento fornitori e IVA) non incrementa la capacità di creare cassa, figuriamoci nel caso in cui l’impresa stia registrando una decrescita del ROI!

#WalterTroisi

Fonte

Pamphlet Conosb Statische ed Analisi La crisi Covid-19 Impatti e rischi per il sistema finanziario italiano in una prospettiva comparata

Eutekne.info Incremento dell’indebitamento causa COVID-19 con benefici e rischi Di Fabrizio BAVA e Alain DEVALLE

Fisco e tasse Gli aspetti positivi e negativi dell’indebitamento nell’azienda di Dott. Napolitano Nicola

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