Patrimonio familiare

„ … gli uomini dimenticano piuttosto la morte del padre, che la perdita del patrimonio.“   Niccolo Machiavelli – Il Principe

Il patrimonio (da patrimonium, ‘compito del padre’  prima e ‘cose appartenenti al padre’ poi) esprime lo stesso concetto sia in diritto che in economia. Esso è “il complesso dei beni, mobili o immobili, che una persona, sia essa fisica o giuridica, possiede.”

Il patrimonio familiare era una convenzione matrimoniale disciplinata dagli artt. 167 ss. c.c.

La costituzione del patrimonio familiare importava la inalienabilità dei beni, quali beni immobili o titoli di credito, e la destinazione dei frutti a vantaggio della famiglia.

L’istituto è stato abrogato dalla riforma del diritto di famiglia (l. n. 151/1975), la quale ha introdotto il fondo patrimoniale stabilendo, in ogni caso, che i patrimoni familiari costituiti prima della sua entrata in vigore avrebbero continuato ad essere disciplinati dalle norme anteriori.

Il fondo patrimoniale consiste in un “vincolo posto nell’interesse della famiglia su di un complesso di beni determinati (immobili, mobili registrati o titoli di credito) e realizza la costituzione di un patrimonio separato o di destinazione, con limitazione dei poteri dispositivi dei costituenti (ciascuno o ambedue i coniugi, un terzo, anche per testamento)”.

Il vincolo consente il soddisfacimento dei diritti di mantenimento, di assistenza e di contribuzione esistenti nell’ambito della famiglia.

In soccorso al patrimonio di famiglia  viene anche il Trust quale ulteriore forma di segregazione di tutto ovvero di una del patrimonio utile alla sua tutela.

Nonostante non sia disciplinato dal codice civile, come buona parte dei contratti tipici, ancora le regole del suo funzionamento nella ratifica del Convenzione dell’Aia.

Sebbene tali istituti non trovino largo consenso, la ricerca di strumenti finanziari che aiutino a spuntare qualche punto percentuale di interesse non è mai cessata.

Proteggere il patrimonio familiare attiene alla diligenza del buon padre di famiglia, certamente non può e non deve essere lasciato al caso.

Da questa premessa la mia diffidenza verso quanti sostengono che con il proprio “metodo” siano capaci di trasformare chiunque in novelli capitani di finanza.

Alla luce delle vicende, che dovrebbero essere sempre da monito, del #suicidio del pensionato e del #fallimento di alcuni istituti bancari, voglio condividere alcune considerazioni in merito alle modalità di adesione a certi tipi di investimenti da parte dei risparmiatori comuni.

La riflessione passa per due massime molto spicciole che però riassumono bene il concetto di vademecum del risparmiatore:

1) Non chiedere all’oste se il vino è buono;

2) Non mettere le uova tutte in un unico paniere.

L’Istituto bancario che propone un investimento ai correntisti è naturalmente in conflitto di interesse e aggiungo che c’è poco da scandalizzarsi per questo, ogni bottega vuole vendere i suoi prodotti.

Gli investimenti vanno diversificati per evitare appunto che tutte le uova si rompano insieme se, malauguratamente, cadesse il paniere che le contiene.

Discorso simile può valere per ogni tipo di strumento di investimento, non ultime le polizze assicurative di ogni tipo.

La diversificazione fatta per rischio, rendimento, durata, flessibilità e fini, salvaguarda i vari progetti di spesa collocati lungo tutto “il ciclo della vita”.

A volte mi chiedo…. ma perché le persone per l’acquisto di un banale televisore girano e girano alla ricerca della migliore offerta e poi sono capaci di affidare i risparmi di una vita (!!) al primo venditore che gli capita a tiro?

Certo è una domanda retorica e pure un po’ provocatoria… Di certo la percentuale di coloro che sono rimasti vittima di raggiri c’è ma… non così alta come si possa credere.

E quindi???come si fa? Torniamo a mettere i soldi sotto la mattonella?  NO…

MA prima di fare un passo su un terreno magari poco conosciuto e potenzialmente insidioso, prova a chiedere un consiglio (chiamiamola consulenza) ad un professionista che faccia il TUO interesse, che non ti venda il prodotto finanziario o assicurativo perché non lavora per la “banca” o per “l’assicurazione”. Il CONSULENTE INDIPENDENTE non ha obiettivi di fatturato né provvigioni perché lavora per TE non per questo o quell’altro istituto.

Prima di impegnare i tuoi risparmi o spostarli con leggerezza, prenditi un caffè con il Tuo consulente….potresti essergliene grato per tutta la vita!

P.s.  il caffè lo offro io!

Walter Troisi

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